Kaizen miglioramento continuo
Cari amici, introdurremo in questa occasione il concetto di “miglioramento continuo”. La filosofia del miglioramento continuo, nasce in America prima della seconda guerra mondiale, quando era fondamentale per gli industriali aumentare la qualità e la quantità delle loro produzioni.
Il concetto apporta un cambiamento deciso del paradigma, si basa infatti sul principio che anziché puntare a creare cambiamenti radicali e molto innovativi è meglio orientarsi verso uno sviluppo più graduale e costante di piccole cose. Questo approccio ha reso più facile l’adattamento delle persone al lavoro e di conseguenza una forte accelerazione della capacità produttiva americana. Questa organizzazione aziendale è stata applicata anche in Giappone dove nel giro di poco tempo lo sviluppo della produttività fece un grandissimo balzo in avanti. Sono infatti i Giapponesi a chiamare tale filosofia con il termine KAIZEN che significa appunto “miglioramento”. Il Kaizen è stato applicato con successo da aziende come Toyota in Giappone e Boing in America.

Quando la persona avverte un pericolo e si spaventa attiva istintivamente il meccanismo di lotta/fuga per garantirsi la sopravvivenza. In questo caso, si avvia la parte rettiliana del cervello (area deputata alla salvezza della specie) a discapito della corteccia cerebrale, che ci aiuterebbe invece ad avere un’immagine chiara della realtà per fare azioni più ragionevoli. Questa dinamica, provocata dalla paura, determinerà un blocco con un probabile fallimento.
GRANDE OBIETTIVO>> PAURA>> BLOCCO DELLA CORTECCIA CEREBRALE>> FALLIMENTO
PICCOLO OBIETTIVO >> PAURA SCAVALCATA>> ATTIVAZIONE DELLA CORTECCIA CEREBRALE>> SUCCESSO.
In parole più semplici, il Kaizen consiste nel fare dei piccoli miglioramenti continui piuttosto che dei grandi passi avanti molto sollecitanti. Tutto questo potrebbe sembrare scontato, ma vi garantisco, che nei momenti difficili, lo stress è talmente forte che riuscire a rimanere calmi per ingaggiare questo principio non è per nulla semplice e naturale.
In kinesiologia noi abbiamo tanti strumenti per rilasciare lo stress emotivo e ripristinare il funzionamento della corteccia, il concetto del Kaizen si aggiunge ad essi.
Vi racconto un episodio personale che mi ha fatto capire tale principio senza che io lo conoscessi Solo più tardi ho appreso questa filosofia.
Tempo fa, mi trovai in Alto Adige a fare una escursione con un mio amico in alta montagna. Dopo diverse ore di cammino, quando la stanchezza iniziava a farsi sentire, ci trovammo davanti una grande salita da percorrere, solo a guardarla spaventava. Questa salita però, non era particolarmente difficile, era solo molto alta. Per terra c’erano delle grandi lastre di pietra che rendevano abbastanza agevole il cammino, che era comunque ben chiaro. Lentamente il tempo iniziava a peggiorare, il cellulare non prendeva, ed eravamo a diverse ore dalla macchina. Si iniziava ad avvertire un po’ di paura.
In quel momento, se avessi mantenuto lo sguardo sulla cima del monte mi sarei spaventato e avrei rischiato di bloccarmi. Sono riuscito a rimanere calmo, ho abbassato gli occhi e ho iniziato a pensare: “sono in grado di mettere un piede su quella roccia, sono in grado di mettere l’altro piede su quell’altra roccia, poi ancora quell’altro sasso, e poi ancora un altro passo”. Ho continuato così, con calma e step by step, fino ad arrivare dopo pochi minuti sulla sommità.
Le difficoltà però non erano terminate, pensavo di essere arrivato alla fine per iniziare la discesa ma mi sono trovato davanti un’altra grande salita. Ho percepito sconforto, ma ho anche avuto la chiarezza di ripetermi mentalmente il ragionamento di prima e ritornare così al mio passo dopo passo.
È stata un’avventura complicata, prima di iniziare a scendere sono passato tra il ghiaccio e ho incontrato tre grandi salite ma ho avuto la bravura di rimanere calmo, e ora, fortunatamente, sono qui a raccontarvela.
Il sunto di questa narrazione è che riuscendo a governare la paura dividendo in tanti piccoli sotto-obiettivi l’obiettivo più grande e spaventoso ho portato a temine il mio compito.
Questo per me è stato un grande insegnamento, ora quando mi trovo ad affrontare un problema importante piuttosto che guardalo nella sua complessità lo divido in tanti piccoli step da superare uno alla volta.
In conclusione, il nostro cervello funziona meglio quando fa un passettino dietro l’altro con costanza e continuità.
Quindi, d’ora in poi, quando dovrete intraprendere un percorso complesso o quando vi trovate in situazioni complicate ricordatevi del KAIZEN.
Buona vita a tutti